“Credenti e non credenti siamo tutti d’accordo che la terra è un patrimonio comune i cui frutti dovrebbero essere beneficio di tutti. Eppure cosa sta accadendo nel mondo in cui viviamo? La relazione tra la povertà e la fragilità del pianeta, richiede un altro modo di gestire l’economia ed il progresso, immaginando un nuovo stile di vita. Perché abbiamo bisogno di una conversione che ci unisca tutti. Liberi dalla schiavitù del consumismo. Questo mese ti rivolgo una richiesta speciale: che ci prendiamo cura della creazione, perché l’abbiamo ricevuta come dono da coltivare e proteggere per le generazioni future. Prendersi cura della nostra casa comune.” [messaggio del Papa – febbraio 2016]
Queste le parole con cui iniziavamo a presentare il tema della cura del creato-ecologia integrale negli istituti di secondo grado. L’esperienza positiva e la risposta che ci hanno dato gli studenti ci ha spinto a riprendere questo tema anche nel cammino di Avvento, in particolare ai bambini più piccoli a cui andrà il gioco dell’Avvento: come il classico gioco dell’oca ma diviso però nelle quattro settimane di preparazione al Natale. Ad ogni settimana è dedicato un tema, quello della prima è proprio quello della cura del creato.
Pensiamo infatti che non si è mai troppo piccoli per poter aver cura e rispetto di ciò che ci è stato donato soprattutto se questo è stata maltrattato da chi ci ha preceduto.
Questo pensiero non è fine a sé stesso, ma lo prendiamo in considerazione perché amare quello che Dio ci ha donato vuol dire avere cura e considerazione anche per noi stessi e i nostri fratelli. Ci siamo dimenticati nel corso degli anni di far parte anche noi della Creazione tanto amata da Dio e di cui noi siamo chiamati a rispondere della sua tutela.
Ogni violenza, ogni sopruso, ogni maltrattamento che noi facciamo al creato si ripercuoterà per forza di cose sulla nostra vita, sulla nostra convivenza e vissuto.
Forse nel tempo ci siamo dimenticati che Dio che ci ha dato in custodia il suo giardino non per depredarlo delle sue ricchezze ad uso esclusivo del più forte, ma perché dia possibilità ad ogni essere vivente di abitarlo.
L’uomo allontanandosi dal suo rapporto con l’amore di Dio, ha inteso quello che gli era stato affidato, come proprietà da cui trarre il maggior beneficio e credendosi di essere totalmente altro non si è accorto di danneggiare sé stesso.
Per questo motivo abbiamo scelto come slogan di Avvento “Accogliamoci: in un cuore che ama c’è posto per tutti”, proprio ripensando a questo cuore che sa accogliere che è il cuore di Gesù, il Verbo, la Parola che si fa carne, che ci salva, come cristiani siamo chiamati a seguirlo con quell’amore che diventa condivisione e solidarietà fraterna.
dalla rubrica “Gocce di Carità” di Voce Isontina del 27/11/2021