Il fare rete, il lavorare in sinergia, lo scambio reciproco di esperienze, sono punti che stanno non solo a cuore, ma anche alla base dell’operato della Caritas diocesana di Gorizia.
Per poter essere capillari e offrire servizi, progetti, aiuti che rispondano davvero alle esigenze del territorio e dei suoi abitanti è necessario un dialogo costante con le realtà che lo “popolano”. Tra le tante, anche le Acli provinciali di Gorizia, con le quali Caritas diocesana porta avanti da anni una bella cooperazione e condivisione.
Negli scorsi giorni il direttore di Caritas diocesana, diacono Renato Nucera, Silvio Spoladore e Silvia Paoletti, rispettivamente presidente e responsabile per lo sviluppo associativo delle Acli provinciali, si sono ritrovati in incontro informale – quasi una chiacchierata tra buoni amici – che ha però portato alla luce diversi spunti sui quali poter riflettere.
Facendo il punto della situazione a due anni di pandemia, Paoletti – che durante il primo lockdown ricopriva il ruolo di presidente dell’associazione – ha raccontato come la dichiarazione dello stato di emergenza e la chiusura pressocché totale del Paese fosse stata “quasi uno shock, un’esperienza forte per tutti i dirigenti, perché ci sentivamo responsabili e non ci aspettavamo una situazione di questo tipo”. Nel corso del primo lockdown le Acli, consapevoli delle difficoltà di molte persone rimaste a casa, senza lavoro e senza un’entrata economica, hanno lanciato l’iniziativa “Adotta una spesa”, finalizzata al sostegno dell’operato degli Empori della Solidarietà della Caritas diocesana di Gorizia, ai quali in quel periodo si affacciavano non solo le persone già seguite dai servizi comunali e diocesani, ma anche molte persone che mai prima d’allora avevano avuto bisogno di rivolgersi ai Servizi trovandosi invece, dall’oggi al domani, in situazioni mai immaginate prima. “Le donazioni sono state molte – ha aggiunto Paoletti -. Questa situazione generata dalla pandemia ha fatto sì che molte persone comprendessero cosa significhi essere in difficoltà; credo che questa possa essere una rilettura positiva, perché riuscire a capire chi ha problemi, chi vive una difficoltà, senza giudicare, non è cosa da poco”.
Nel corso dell’incontro si è parlato anche di Commercio, settore che ha sofferto molto ma che è stato, almeno in parte, sostenuto dai Ristori, attivati sia a livello statale che regionale. “Tuttavia abbiamo rilevato alcune situazioni delicate che, pur avendo ottenuto i sostegni, non sono riuscite a far fronte a tutti gli impegni e si sono avviate così purtroppo ad una chiusura” ha raccontato Paoletti.
Si è parlato anche del territorio del monfalconese: “Monfalcone e Gorizia sono due realtà differenti, – ha spiegato Spoladore -; la prima ha forse vissuto un pochino meglio il primo lockdown, condizionata forse anche dal cantiere navale che, nonostante tutto, ha tenuto e sta tenendo bene. I problemi in questo momento sono relativi alla carenza – generalizzata a livello mondiale – di materie prime che rallentano la produttività, al loro alto costo e, al contempo, alla mancanza di numerosi operai poiché non vaccinati. Ad ogni modo, in linea di massima le difficoltà registrate sono state le stesse tra le due parti dell’isontino”.
L’incontro si è concluso con la messa a disposizione, tanto da parte di Caritas che di Acli, verso nuove possibili azioni che possano magari coinvolgere i giovani, fascia della popolazione sulla quale va posta, ora più che mai, la massima attenzione.
dalla rubrica “Gocce di Carità” di Voce Isontina del 19/02/2022