Un dare – avere, un incontro tra “adulti responsabili” e “mondo dei giovani” che porta sempre ad una crescita per entrambe le parti. Potremmo sintetizzare con queste parole i momenti di Cittadinanza Attiva che la Caritas diocesana da moltissimo tempo propone all’interno degli Istituti superiori di Gorizia, grazie alla collaborazione dei dirigenti e del corpo docente.
In questi primi mesi dell’anno gli incontri sono ripresi e hanno visto anche un bellissimo ampliamento del bacino d’intervento grazie all’invito ricevuto da alcuni istituti del Polo Liceale.
“Fino ad oggi abbiamo incontrato più di 350 studenti tra Liceo Classico Alighieri, Liceo Scientifico Duca degli Abruzzi, Licei Slataper e Isis Galilei”, ha illustrato la dottoressa Valentina Busatta dell’Area Promozione di Caritas diocesana.
Attraverso le sollecitazioni, gli spunti e le testimonianze dal proprio vissuto, proposti dal diacono Renato Nucera, direttore di Caritas diocesana, i ragazzi sono stati guidati nella riflessione su un concetto tanto semplice quanto profondissimo: l’amore. Un aspetto che spesso destabilizza gli studenti, soprattutto quando vengono messi di fronte alla sua rilevanza: un elemento attorno al quale ruota tutto, che fa da “motore” non solo nelle nostre relazioni con chi/cosa ci circonda, ma anche in tutte le scelte che riguardano il futuro, nostro e con gli altri. “L’amore è ciò che muove tutto e porta a qualcosa di buono, alla vita – ha raccontato il direttore ai ragazzi -. Al contrario, quando le nostre scelte sono spinte da profitto, egoismo… i risultati sono catastrofici e li possiamo vedere molto chiaramente nelle vicende che stanno caratterizzando questi ultimi anni”.
Alla luce di questo, attraverso la proposta di alcuni filmati e la domanda “È possibile progettare il futuro?” si è cercato di portare i ragazzi attraverso una riflessione su come – per vivere una vita piena, in relazione con l’altro – sia importante passare dall’atteggiamento “a me non importa nulla”, ad agire e scegliere sulla base di quanto “sta a cuore” e quindi di quanto si ami.
Dalle risposte che i ragazzi hanno dato, sono emerse da un lato preoccupazione e sensazione di “impotenza” di fronte al futuro, dall’altra invece grande determinazione: “Per programmare il futuro è necessaria capacità di pianificazione, conoscenza e buon senso. Sapere cosa si vuole dalla vita”, e ancora “Il futuro mi spaventa molto; spero però di poterlo progettare, impegnandomi e costruendolo giorno per giorno, con costanza e dedizione”. Non manca inoltre – anche grazie alle testimonianze poste dal diacono Renato – il pensiero, la preoccupazione e l’impegno verso le “generazioni future”: “vale la pena pianificare il futuro, anche come gesto d’Amore verso coloro che vivranno e riceveranno questo mondo dopo di noi”.
Non da ultimo, con gli studenti è emerso come sentano la necessità di avere accanto degli adulti di riferimento che li aiutino sì a interrogarsi, ma anche a trovare delle risposte.
Ciò che colpisce è che, contrariamente a quanto spesso il mondo dei “grandi” sia portato a pensare, la maggior parte di loro non è svogliata, anzi, è molto curiosa e ha idee chiare su cosa desideri fare nella vita; manca però il “perché”, il dare un senso al proprio agire. I ragazzi hanno portato alla luce una generazione, o parte di essa, bisognosa di punti fermi, di testimoni credibili, di guide che li facciano sentire compresi e sostenuti.
Come si accennava, gli incontri con le classi rappresentano sempre una crescita per entrambe le parti in gioco. Confermato anche dalla responsabile infatti, per la stessa Caritas diocesana gli appuntamenti rappresentano “un’occasione per metterci in gioco attraverso nuovi modi di comunicare, ritornando alle volte giovani ma soprattutto entrando in empatia con loro, che sono una fonte di potenzialità, di energia e creatività ancora tutte da esprimere e da scoprire”.