Tensioni in Nagorno Karabakh: Caritas accanto alla popolazione in fuga

Nuovo dramma in atto con l’esodo di oltre 100.000 armeni, abitanti nei territori della Repubblica caucasica "de facto" costretti a lasciare le proprie case per l’inasprirsi della situazione con il vicino Azerbaigian

La Caritas diocesana di Gorizia, fortemente impegnata sul territorio locale con opere di sostegno e vicinanza a chi è più in difficoltà e fragile, non si dimentica e non è indifferente a quanto accade nel mondo.

Povertà, problematiche ambientali, conflitti sono purtroppo diffusi ovunque. In costante contatto e aggiornamento con Caritas Italiana e Caritas Internationalis, la Caritas diocesana di Gorizia sta seguendo in questi giorni con attenzione e apprensione quanto sta succedendo nella Repubblica del Nagorno Karabakh e in Armenia.
“Un nuovo dramma è in atto in Europa – riporta Caritas Italiana – con il tragico esodo di oltre 100.000 armeni, abitanti del Nagorno Karabakh, nel Caucaso meridionale, costretti a lasciare le proprie case per l’inasprirsi della tensione secolare, che da tre decenni, con alterne vicende, ha sconvolto la vita della popolazione di queste terre.
Gli abitanti armeni di quel territorio stanno cercando rifugio nella vicina Armenia: un Paese di circa 2,8 milioni di abitanti che deve accogliere e assistere questo numero enorme di persone, che si sono lasciate alle spalle tutto, con la prospettiva che non potranno più tornare a casa propria“.
“Rivolgo il mio appello affinché tacciano le armi e si compia ogni sforzo per trovare soluzioni pacifiche per il bene delle persone e il rispetto della dignità umana”, ha esortato Papa Francesco durante l’udienza generale in piazza San Pietro dello scorso 20 settembre.
Con lui rivolgiamo un appello affinché si possa trovare una soluzione pacifica al dramma in corso. Caritas Armenia, da anni molto attiva nell’assistere i profughi già presenti nel proprio territorio, si è mobilitata in particolare lungo il confine meridionale per fornire prima assistenza. Caritas Italiana e tutta la rete delle Caritas diocesane si pone al loro fianco“, le parole di don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, che ha ribadito la solidarietà e la piena disponibilità a sostenere gli sforzi della Chiesa locale.
Caritas Armenia, con il sostegno di Caritas Italiana e di tutta la rete internazionale, si è immediatamente attivata nell’accoglienza delle tante famiglie che sono arrivate al confine, prive di tutto e stremate da mesi di tensioni.
Sono stati attivati punti di ascolto e accoglienza e distribuiti pasti caldi per circa 3.000 sfollati a Vayk city e nel campo di Toros, nonché generi di prima necessità per circa 500 nuclei familiari. È prevista la distribuzione di voucher per altre 3.000 persone per l’acquisto di generi di prima necessità.
Particolare attenzione è data al supporto psicosociale agli sfollati, tra cui tanti minori, circa  30.000 secondo Unicef, molti dei quali saranno assistiti dai centri per minori di Caritas Armenia, in collaborazione con le istituzioni locali.

È possibile contribuire agli interventi di Caritas Italiana per quest’emergenza, utilizzando il conto corrente postale n. 347013, o donazione on-line su https://donazioni.caritas.it, o bonifico bancario specificando nella causale “Emergenza Nagorno – profughi Armenia” tramite:
– Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT 24 C 05018 03200 00001 3331 11
– Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma – Iban: IT 66 W 03069 09606 100000012474
– Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT 91 P 07601 03200 000000347013
– UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063 11

Scheda

La Repubblica dell’Artsakh (o Repubblica del Nagorno Karabakh) è uno Stato a riconoscimento limitato autoproclamatosi indipendente dall’Azerbaigian. Sorse nel settembre 1991, quando il soviet locale dichiarò la nascita della nuova repubblica in seguito all’uscita dell’Azerbaigian dall’Unione Sovietica.
Già nel gennaio del ‘92 però una reazione militare azera diede il via al primo conflitto, concluso con un cessate il fuoco nel 1993. I confini territoriali vennero determinati al termine di questo episodio bellico, ma alcune porzioni rimasero sotto controllo azero, pur essendo rivendicate dagli armeni come parte integrante del loro Stato. Da allora sono in corso negoziati di pace sotto l’egida del Gruppo di Minsk (struttura di lavoro creata nel 1992 dalla Conferenza sulla Sicurezza e Cooperazione in Europa) ma lungo la linea di confine si sono continuate a registrare numerose violazioni.
Da settembre a novembre 2020 la repubblica è stata interessata da un secondo conflitto, nel corso del quale gran parte del territorio passò sotto il controllo dell’Azerbaigian. Lo Stato venne circondato da quest’ultimo, ad eccezione di uno stretto collegamento con l’Armenia, sotto vigilanza della forza russa per il mantenimento della pace, interdetto dal 12 dicembre 2022. Tale blocco aveva già portato negli scorsi mesi a gravi conseguenze umanitarie, interrompendo il transito di beni essenziali quali rifornimenti di cibo, medicine e carburante e, talvolta anche gas, elettricità e telecomunicazioni.
Lo scorso 19 settembre l’Azerbaigian ha avviato un’”operazione anti terrorismo” nell’area, bombardando la capitale Step’anakert.
A seguito dei negoziati con il governo azero, l’autoproclamata Repubblica dell’Artsakh cesserà di esistere il 1º gennaio 2024, dopo la firma da parte del Presidente di un decreto che scioglie tutte le istituzioni, in virtù di una decisione “basata sulla priorità di assicurare la sicurezza fisica e gli interessi vitali del popolo”

(Fonte: Wikipedia)

(foto Caritas/Sir)

(articolo pubblicato su Voce Isontina n. 39 del 14 ottobre 2023 all’interno della rubrica “Gocce di Carità”, curata dalla Caritas diocesana di Gorizia)

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