In quest’ultimo mese diversi sono stati i casi di violenze ed aggressioni che hanno avuto come protagonisti giovani o giovanissimi.
Il 2022 è iniziato purtroppo con scandalosi fatti di piazza Duomo a Milano, quando una cinquantina di ragazzi, tutti tra i 16 e i 25 anni, si sono scagliati con violenza inaudita contro nove ragazze, gettandole a terra, strappando loro i vestiti, graffiandole, mordendole, derubandole.
A metà mese un centinaio di ragazzini nel padovano si sono dati appuntamento appositamente per picchiarsi; andando indietro nella cronaca nazionale, esattamente un anno prima un evento sostanzialmente uguale aveva avuto luogo in Lombardia. Ancora, solo qualche giorno fa i quotidiani hanno riportato la notizia dell’arresto di alcuni giovanissimi rapper, tra i 18 e i 20 anni coinvolti negli scorsi mesi in una serie di rapine ai danni di altri giovani.
Fatti questi che certamente ci portano a riflettere e a porci molte domande. Da dove nasce tutto questo odio, tutta questa violenza? Certo, senza guardare troppo lontano, anche solo uno o due decenni fa i ragazzi “se le davano”; l’impressione però che si ha ora è che social, video virali e i mass media amplifichino il problema, dando poi il “la” a fenomeni di emulazione forse mai visti prima. “La massima o il detto “Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce” sembra essere più che mai attuale in questi giorni in cui giornali e televisioni parlano sempre più spesso della violenza dei giovani, delle bande di minorenni che rapinano i loro coetanei per pochi spiccioli. Ci sarebbero tante domande da porsi, tutta una serie di riflessioni da fare su quanto accade e i motivi dello svilupparsi di tali fenomeni – commenta il direttore di Caritas diocesana, diacono Renato Nucera -. Sociologi, psicologi, psichiatri diranno la loro come sempre e ci insegneranno come dovremmo comportarci nei confronti dei ragazzi che crescono. Da parte mia vorrei semplicemente soffermarmi sull’aspetto dell’emulazione. Ho sentito dire in vari dibattiti e salotti che, in alcuni casi, le situazioni sgradevoli che si vengono a creare e a vivere a causa di ragazzi o gruppi di essi, sono frutto di emulazione delle situazioni viste nei film, nelle serie tv, sui social ecc. Mi sono chiesto come mai le proposte di esempi da vivere o le notizie da passare specialmente alla televisione siano sempre di un certo tipo, perché parlano sempre di giovani violenti, sbandati o sballati per la forte musica e le droghe dei rave party? Perché i programmi sono sempre più vuoti di contenuti, superficiali e sciocchi? Che messaggio vogliamo dare ad una certa platea di giovani? Su questo dobbiamo riflettere”.
Leggendo infatti degli episodi che abbiamo riportato si ha la tendenza a credere che questa sia una generazione “persa”, rissosa, astiosa, piena di livore. Ma non si può generalizzare.
Certo, quegli eventi trovano ampio spazio tra le pagine e i servizi di cronaca perché fatti “di cui parlare” e che, possiamo dire fortunatamente, hanno ancora il carattere dell’incredibilità.
È importante però dare spazio anche a quegli esempi “sani” – e sono tanti – di ragazzi che si impegnano, che amano la vita e il prossimo, che si spendono già nella loro giovane età per rendere il mondo un posto migliore dove vivere per sé e per gli altri.
Senza guardare troppo lontano, sono molti anche nella nostra diocesi i ragazzi che, mettendo a disposizione le loro “mani”, le loro idee e il loro tempo, si occupano degli altri senza astio o pregiudizi, o ancora mettono le proprie conoscenze a disposizione di tutti.
Pensiamo ad esempio ai tanti gruppi Scout e dell’Azione Cattolica Ragazzi e Giovani, diffusi capillarmente su tutto il territorio diocesano, coinvolti molto spesso in manifestazioni quali la Colletta alimentare o “Puliamo il mondo” – solo per citarne alcune tra le più conosciute -. Guardando poi proprio al domani del clima e della terra, il “Fridays for Future”, movimento che segue la testimonianza di Greta Thunberg, presente con un attivo comitato – composto per lo più da giovani e giovanissimi – anche a Gorizia.
Non mancano le esperienze internazionali: attraverso la collaborazione fra il Centro Missionario Diocesano e il C.V.C.S. di Gorizia, Valerio e Imen, sono stati coinvolti nel percorso di Servizio Civile Universale al Centro Notre Dame des Sources di Bouaké, così come Ludovica e Greta hanno preso parte al progetto sulla giustizia ripartiva in Bolivia “Restaurando Justicia”. Altri ancora, sempre svolgendo il Servizio Civile Universale, hanno deciso di impegnarsi nei nostri servizi territoriali, quali gli Empori della Solidarietà e i Centri di Ascolto.
Non mancano poi ragazzi che, negli ultimi anni, hanno ravvivato il territorio isontino con le proprie idee imprenditoriali o organizzando delle start up innovative su più ambiti.
Gli esempi da poter riportare potrebbero continuare a lungo. Come Caritas diocesana riteniamo che l’impegno – non solo nostro, ma di tutta la comunità – debba essere quello di sostenere e accogliere le idee positive e propositive che nascono dalla parte più “sana” e attiva delle nuove generazioni: nuova linfa che scorrendo può dare frutti molto buoni.
“I giovani non sono tutti omologati e omologabili – conclude Nucera – ci sono tantissimi giovani che ogni giorno fanno del bene agli altri – ai genitori, ai nonni… – sono solidali, studiano e arricchiscono il nostro Paese, ma spesso non si vedono, non fanno notizia, sono silenti. Certo, se si conoscesse di più ciò che fanno, quello che offrono, se fossero ascoltati e aiutati, forse si potrebbe trovare chi, per emulare qualcuno dei “nostri fracassoni”, potrebbe ricredersi e incominciare a comportarsi in modo diverso. Chissà”.
dalla rubrica “Gocce di Carità” di Voce Isontina del 05/02/2022