Sono passati ormai più di due anni dall’inizio del conflitto in Ucraina. Nel frattempo nuovi conflitti sono dilagati nel mondo, con un carico di violenza inimmaginabile e si capisce quindi come l’asse dell’attenzione mediatica e dell’opinione pubblica sul conflitto tra Ucraina e Russia siano andate affievolendosi. L’attenzione alta per i conflitti dovrebbe essere per tutti, indistintamente dal loro inizio, perché a farne le spese sono sempre le persone, i cittadini, i bambini che in quei territori colpiti vivono.
Nella nostra realtà diocesana, sono presenti per esempio ancora diverse famiglie ucraine, alcune se ne sono andate, trovando soluzioni alternative all’accoglienza, altre riuscendo a rientrare nel proprio Paese, altre nuove invece nel frattempo sono arrivate qui, in cerca di tranquillità e pace.
In questi due anni di accoglienza delle famiglie rifugiate, la Chiesa di Gorizia con la sua Caritas diocesana non le ha mai dimenticate, né ha mai smesso di preoccuparsi per loro, cercando di creare anche momenti di incontro e di svago. La scorsa settimana infatti, come segno di vicinanza, per il secondo anno consecutivo è stata organizzata la “Festa di Primavera”: un’occasione per vedersi e rivedersi, incontrarsi e fare un po’ il punto della situazione sia per gli adulti che per i bambini, con giochi e animazione; con la presenza non solo di famiglie ucraine ospiti sul territorio diocesano, ma anche di famiglie italiane e di diverse altre nazionalità ospiti della Fondazione Contavalle.
È stato sicuramente un evento riuscito, con una numerosa presenza e grazie alla disponibilità della parrocchia di Sant’Anna e del suo parroco don Nicola Ban ed anche degli educatori che seguono e accompagnano nei loro percorsi di integrazione tutte queste famiglie e persone. I bambini hanno potuto godere di un bel pomeriggio in cui giocare e divertirsi nello stile Scout, grazie alla disponibilità di alcune Rover e Scolte del gruppo scout Gorizia 1 – 2; nel frattempo le mamme hanno potuto scambiare qualche chiacchera tra loro e con noi operatori Caritas, raccontandoci anche come hanno vissuto questi anni trascorsi in Italia. Nel corso del pomeriggio, molte mamme ucraine si sono un po’ “sfogate”, vista la preoccupazione per il futuro: molte di loro inizieranno infatti a breve un percorso in autonomia, con non poche difficoltà, come ad esempio quella di trovare un alloggio in affitto o, per alcune, di poter entrare nel mondo del lavoro e soprattutto con una certa sicurezza economica. Anche loro hanno la percezione che, a differenza dell’inizio del conflitto, ci si sia un pochino, pian piano, dimenticati di loro.
Come già detto, il pomeriggio di festa è assolutamente riuscito, il divertimento e lo svago hanno sicuramente giovato un po’ a tutti. Dispiace invece per le grandi assenti a questo evento, purtroppo, che sono state le famiglie italiane locali, nonostante il nostro invito alla partecipazione fosse stato ampiamente diffuso e capillarmente reso noto. Sarebbe auspicabile che, dopo il pathos iniziale e le preoccupazioni generali verso queste mamme arrivate in Italia con i loro bambini, si possa andare oltre il “mero” sostegno economico o materiale. Questo è certamente bello e importante, ma lo è altrettanto – e forse lo è ancora di più – incontrare e conoscere chi si è indirettamente aiutato, quando ci viene offerta questa possibilità, per poter riuscire a toccare con mano cosa significhi la fortuna di vivere la Pace.