Seguo con preoccupazione l’aumento delle tensioni che minacciano di infliggere un nuovo colpo alla pace in Ucraina e mettono in discussione la sicurezza nel Continente europeo, con ripercussioni ancora più vaste. Faccio un accorato appello a tutte le persone di buona volontà, perché elevino preghiere a Dio onnipotente, affinché ogni azione e iniziativa politica sia al servizio della fratellanza umana, più che di interessi di parte. Chi persegue i propri scopi a danno degli altri, disprezza la propria vocazione di uomo, perché tutti siamo stati creati fratelli. Per questo e con preoccupazione, viste le tensioni attuali, propongo che mercoledì prossimo 26 gennaio sia una giornata di preghiera per la pace.
Anche la nostra diocesi in particolare l’Unità pastorale Santi Ilario e Taziano, Sant’Ignazio, San Rocco e Sant’Anna, visti gli utlimi risvolti e la crescente preoccupazione per il futuro della popolazione ucraina, ha pensato di invitare tutti ad unirsi giovedì 24 febbraio alle 17.30, presso la chiesa di San Rocco a Gorizia, ad un incontro di preghiera per la grave crisi tra la Russia e l’Ucraina.
“Dei pericoli già presenti sul terreno non ce ne rendiamo ancora conto fino in fondo, forse perché non ci sentiamo ancora coinvolti, ma il rischio di un conflitto bellico nel cuore dell’Europa è reale e può concretizzarsi anche con un banale errore di manovra. Come spesso accade, se l’essere umano non è toccato direttamente dal dolore rischia di essere insensibile alle immani tragedie affrontate dagli altri abitanti del pianeta che parlano lingue differenti. “L’egoismo gonfia e poi lascia il vuoto nel cuore”: così si è espresso Papa Francesco all’Angelus di alcune domeniche fa.
La pace è un elemento imprescindibile della vita e il nostro dovere, come credenti nel Dio della Pace, è quello di essere costruttori di pace. Non si può non vedere nella violenza della guerra il ripetersi del gesto di Caino.
𝙎𝙞 𝙥𝙤𝙩𝙧𝙖̀ 𝙥𝙧𝙚𝙜𝙖𝙧𝙚 𝙞𝙣𝙨𝙞𝙚𝙢𝙚 𝙤𝙜𝙣𝙞 𝙜𝙞𝙤𝙫𝙚𝙙ı̀, 𝙨𝙚𝙢𝙥𝙧𝙚 𝙖𝙡𝙡𝙚 17.30 𝙖 𝙎𝙖𝙣 𝙍𝙤𝙘𝙘𝙤, 𝙛𝙞𝙣𝙤 𝙖 𝙦𝙪𝙖𝙣𝙙𝙤 𝙡𝙖 𝙘𝙧𝙞𝙨𝙞 𝙍𝙪𝙨𝙨𝙤 – 𝙐𝙘𝙧𝙖𝙞𝙣𝙖 𝙣𝙤𝙣 𝙨𝙞 𝙘𝙤𝙣𝙘𝙡𝙪𝙙𝙚𝙧𝙖̀ 𝙘𝙤𝙣 𝙪𝙣𝙖 𝙞𝙣𝙩𝙚𝙨𝙖 𝙘𝙝𝙚 𝙖𝙡𝙡𝙤𝙣𝙩𝙖𝙣𝙞 𝙦𝙪𝙖𝙡𝙨𝙞𝙖𝙨𝙞 𝙥𝙤𝙨𝙨𝙞𝙗𝙞𝙡𝙚 𝙨𝙘𝙚𝙣𝙖𝙧𝙞𝙤 𝙙𝙞 𝙜𝙪𝙚𝙧𝙧𝙖.
La guerra in Ucraina orientale in realtà non è mai cessata: in questi 8 anni, nonostante gli accordi di pace firmati nel 2015 a Minsk, i belligeranti nella regione del Donbass continuano a spararsi quotidianamente affliggendo la vita dei quasi quattro milioni di civili che ancora vivono in queste zone di confine. Un conflitto che dal 2014 ha causato la morte di circa 14.000 persone, di cui 150 bambini e la fuga di più di 1, 4 milioni di persone, costrette a vivere da sfollati nel resto del paese. La crisi sanitaria ha aggravato ulteriormente la situazione. “L’attuale minaccia di intervento militare, aggravata dalla pandemia e dallo stress economico che l’accompagna, sta peggiorando una situazione già difficile in Ucraina” dichiara Tetiana Stawnychy, presidente di Caritas Ucraina, che poi aggiunge: “La guerra continua senza sosta e ogni giorno la popolazione locale ne subisce le drammatiche conseguenze: la perdita di vite umane, il trauma della violenza e la distruzione delle infrastrutture vitali necessarie per i bisogni umani fondamentali”.La Caritas in Ucraina è stata sempre in prima linea per assistere le persone più vulnerabili, sia nelle zone interessate dal conflitto che nel resto del paese. Ha provveduto alla fornitura di aiuti umanitari, all’assistenza domiciliare in aree difficili da raggiungere, al supporto psico- sociale delle famiglie . “Attraverso le attività comunitarie, Caritas ha aiutato le persone a organizzarsi e a cominciare a normalizzare la vita sociale”, prosegue Tetiana Stawnychy. Dall’inizio della crisi nel 2014, la Caritas in Ucraina ha aiutato circa 800 mila persone. Un aiuto che ha raggiunto anche i profughi provenienti da altri paesi, come le famiglie afghane che questa estate sono state accolte nelle strutture Caritas, in attesa di un trasferimento in altri paesi europei.