Un foglio vuoto e non sapere cosa scrivere, un foglio vuoto e basterebbe scrivere, “ti voglio bene!“.
Eppure molto spesso non lo sappiamo fare; non solo, alle volte non sappiamo dire ti voglio bene alle persone a noi vicine, con la conseguenza che non sappiamo dire ti voglio bene neanche a questo Gesù che ancora viene e desidera soltanto stare con noi. Ma forse è notte e, come quando è nato, è notte anche nei nostri cuori che non sanno aprirsi alla novità, che sono presi da tante cose superflue, che non riescono a guardare lontano, che non sanno essere accoglienti, solidali, umani.
Gesù è nato nel silenzio di una notte, ma quanti silenzi colpevoli fra di noi, quante cose non abbiamo saputo o voluto dire, quante volte giriamo la faccia dall’altra parte per non esser disturbati, un silenzio che fa pensare.
A volte viviamo quel silenzio che non vuole dire, che non dice che anche noi abbiamo bisogno di affetto, di amore, di persone che ci vogliono bene, di sentirci accolti; preferiamo andare avanti a muso duro per non rivelare la nostra fragilità, il nostro limite ma in questo modo non creiamo relazioni, non diamo del nostro per arricchire chi ci sta vicino; il silenzio, come rifugio.
Il silenzio non fa altro che farci cadere nella solitudine; quante solitudini oggi, eppure c’è un gran bisogno di non sentirsi soli. Abbiamo bisogno di aprirci e mostrare che la solidarietà aiuta a non rimanere soli, che saper chiedere aiuto può favorire il risveglio di cuori sopiti, che insieme si possono fare e vivere esperienze e amicizie in modo diverso, più vivo, più vero.
Viene nella notte il Principe della Pace: quanto abbiamo bisogno di pace, la pace del cuore che soltanto Gesù ci può dare.
La pace che Gesù ci dona, ci aiuta a vincere la paura, quella paura che fa sì che ci attacchiamo sempre più alle cose di questo mondo, al potere, al denaro, al prestigio, al possesso ma quanto poco basta perché tutto questo diventi risibile.
Non c’è niente di così materialmente eterno a cui ci possiamo attaccare: se il potere non è servizio all’altro, a che cosa serve? A passare bene qualche giorno in più nella vita, ma poi?
C’è bisogno di pace, per perdere la tristezza, per aprirsi alla speranza, per aprirci alla gioia di un futuro da sperimentare e vivere insieme, con i giovani, con le famiglie, con i figli, con tutti coloro che ci vengono incontro e che non chiedono altro che una vita migliore. Ma non c’è gioia nella chiusura delle nostre comunità che non sanno accogliere e si chiudono dietro muri di difesa di qualcosa che sta già morendo, perché incapace di aprirsi alla novità di un Natale che continua a interpellarci.
Allora vieni Signore, ti aspettiamo, ma dobbiamo alzare le persiane della nostra casa per lasciare entrare la luce che tu porti, abbiamo la tentazione di lasciarle abbassate per non lasciare intravedere la polvere che ci circonda; ci costa molto pulire quelle incrostazioni polverose che riempiono le nostre vite.
Con la luce si vede tutto il limite del nostro cuore, che su un foglio bianco non sa che cosa scrivere, che appunto non sa dire semplicemente “ti voglio bene”.
Allora abbiamo veramente bisogno di te Gesù che vieni, che ci fai vedere l’umiltà che non abbiamo ma l’orgoglio che palesiamo, l’avversione per gli altri che sappiamo manifestare, senza pensare che anche tu non sei stato accolto ma rifiutato dai tuoi.
Abbiamo bisogno di vedere, di spolverare, di cambiare aria, perché rischiamo di diventare asfittici, chiusi nelle nostre case, nelle nostre chiese, abbiamo bisogno di riflettere su te, che ancora una volta vieni per ricordarci chi siamo, da dove veniamo, che cosa vogliamo e insieme con Te continuare a camminare nel servizio ai fratelli, alle persone che ci sono care, alla nostra comunità, con il desiderio di essere persone nuove e che, con la gioia di sentirci amati da Te, sappiamo spenderci nel servizio.
Un foglio bianco, per scrivere la nostra vita; un foglio vuoto, per saper scrivere ti voglio bene; un foglio… dove scrivere “Vieni Signore Gesù” perché sia un Buon Natale.
diacono Renato Nucera