Esattamente un anno fa – erano i primi di marzo e la guerra in Ucraina era scoppiata solo da pochi giorni – giungevano sul territorio diocesano i primi nuclei famigliari in fuga dal Paese, con le loro poche cose raccolte in fretta e i loro sguardi in cerca di aiuto.
Pronta la reazione della Chiesa locale che, attraverso la Caritas diocesana, ha sin da subito messo in moto la “macchina della solidarietà”, per rispondere alla nuova richiesta che si stava presentando. Da quel momento si è attivata una virtuosissima rete che ha coinvolto la realtà diocesana ma anche il settore pubblico, enti e associazioni, e numerosissimi privati.
Il territorio infatti – che negli ultimi anni ha conosciuto la migrazione prevalentemente maschile che caratterizza la rotta balcanica – si è trovato improvvisamente coinvolto in qualcosa di diverso, che non affrontava ormai da molti anni: la richiesta di rifugio da parte di famiglie, in particolare donne e bambini. In quei drammatici primi giorni si era fatto appello alla disponibilità di sacerdoti, parrocchie e cittadini nel mettere a disposizione appartamenti liberi. In pochissimo tempo si poté così disporre di una vasta lista di spazi – circa 20 alloggi collocati presso le canoniche delle parrocchie diocesane e una trentina di appartamenti segnalati da privati cittadini – da poter attivare in caso di richiesta e di emergenza.
Grazie alla collaborazione con la Cooperativa Murice, braccio operativo incaricato da Caritas diocesana di gestire l’accoglienza, da quel giorno sono state tante le famiglie Ucraine che hanno trovato ospitalità in questi spazi; alcune dopo qualche tempo hanno potuto far rientro nelle proprie cittadine, altre hanno proseguito verso altre mete, altre ancora invece sono ancora ospiti sul territorio. Nel corso del 2022, sono state circa un centinaio le persone in fuga dal Paese sotto attacco che hanno trovato accoglienza all’interno dell’accoglienza diffusa allestita sul territorio diocesano; alla fine di fine gennaio 2023 erano presenti 75 persone, corrispondenti a 26 nuclei famigliari. All’interno di questi ben 38 minori.
Un tipo di accoglienza che si differisce anche per quanto riguarda i “programmi” di queste persone che sperano, quanto prima, di poter far rientro nel loro Paese e non puntano a stabilizzarsi qui in Italia; in ogni caso, nell’attesa, sono molti quelli che hanno intrapreso un percorso lavorativo o di approfondimento della lingua italiana, per poter essere autonomi e indipendenti nel tempo che li vede presenti in Italia. In tutto questo una parte rilevante, come sempre, l’hanno avuta le comunità, in più occasioni coinvolte in momenti di incontro, scambio, festa, ascolto, per far sentire queste persone, strappate all’improvviso dalle loro radici, accolte e parte di una collettività, anche se solo per un periodo breve all’interno del percorso della loro vita.
In tutto questo la Caritas diocesana di Gorizia non ha mai dimenticato i nuclei famigliari ucraini già residenti sul territorio, che dall’oggi al domani hanno visto cambiare l’economia della propria famiglia accogliendo nelle proprie case parenti e amici in fuga dal Paese. Ciò ha portato, per moltissimi, un notevole aumento delle spese. Per venire incontro a questa tanto improvvisa quanto inaspettata necessità, la rete degli Empori della Solidarietà diocesani è venuta in aiuto di queste persone, sostenendole con delle “tessere d’emergenza”. Una rete che è stata in grado di sollevare ben 150 famiglie sul territorio diocesano, ossia 436 persone – 112 a Gorizia, 18 a Gradisca, 146 a Cervignano e 160 a Monfalcone.
Non ci sono però solo esigenze alimentari: accanto agli Empori della Solidarietà infatti si è messo subito a disposizione anche l’Emporio dell’Infanzia, che ha sostenuto nel corso del 2022 una ventina di famiglie ucraine nelle esigenze di vestiario dei propri bambini, 27 per l’esattezza.
Il sostegno a tutte queste persone è stato possibile grazie alla rete e alla collaborazione di una comunità che ancora una volta si è dimostrata attenta, comprensiva e generosa a tutti i livelli: numerosissime infatti le donazioni di privati, associazioni e parrocchie (a febbraio 2023 la Caritas diocesana aveva ricevuto la somma totale di 66.228,68 euro dall’inizio del conflitto) che hanno desiderato sostenere la rete Caritas che opera direttamente in Ucraina e nei Paesi vicini che accolgono sfollati, così come con opere a sostegno di chi si trova sul territorio. Non sono mancate poi le numerose iniziative solidali messe in campo da privati e che hanno permesso, per esempio, di poter distribuire alle famiglie accolte diversi buoni spesa.
Un anno fa – ha commentato il direttore di Caritas diocesana, diacono Renato Nucera – ci siamo trovati a gestire un’emergenza totalmente inattesa: nonostante fossero nell’aria terribili tensioni tra i due Paesi, fino all’ultimo si è sperato che la situazione non degenerasse. Il nostro territorio, le nostre comunità, si sono dimostrati da subito pronti, certo toccati anche nel profondo dalle storie di queste persone che coinvolgevano soprattutto donne e bambini. Sapevamo che la spinta emotiva sarebbe stata tanta e forte ma lavorando in rete, con azioni solidali sostenibili ed equilibrate nel tempo, abbiamo potuto garantire un’accoglienza composta e coordinata, tanto sostenendo le famiglie presenti sul territorio, tanto quelle che si trovano sfollate nel Paese, aiutate dalla rete Caritas internazionale; non da ultimo, quando questo orribile conflitto finirà, saremo anche noi, come comunità, in grado di sostenere la ricostruzione e la ripartenza grazie alle preziose donazioni già arrivate e che continuano a giungere.