Confini, zone di contatto e non di separazione

Presentato a Gorizia il 44° Convegno nazionale delle Caritas diocesane (il primo ospitato in Friuli Venezia Giulia), che si svolgerà dall'8 all'11 aprile a Grado

È stato presentato lo scorso 13 febbraio 2024 a Gorizia, presso gli spazi della Comunità Sacerdotale, il 44° Convegno nazionale delle Caritas diocesane (il primo ospitato in Friuli Venezia Giulia) dal titolo “Confini, zone di contatto e non di separazione”, che quest’anno si svolgerà dall’8 all’11 aprile a Grado, non mancando di proporre ai partecipanti anche alcune importanti “tappe” a Gorizia, lungo quel confine che oggi, più che separare, unisce la città italiana alla slovena Nova Gorica.
“Un’occasione importante e preziosa quella rappresentata dal Convegno nazionale – ha espresso monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli, arcivescovo di Gorizia e presidente di Caritas Italiana – non solo per l’incontro tra tutti i delegati delle Caritas diocesane provenienti da tutta Italia, ma anche come occasione di conoscenza, condivisione e crescita del territorio. Il tutto alla luce anche dei valori fondanti l’Europa, senza la quale oggi qui ci sarebbero ancora dei limiti invalicabili. Caritas lavora con grande interesse anche su questo, seguendo le tre linee che papa Francesco ci ha affidato: la via del Vangelo, la via degli Ultimi e la via della Creatività. Tre vie che ci aiutano anche a superare il primo confine, che è quello che abbiamo dentro di noi: la paura dell’altro, della povertà, del diverso”.
Lo scorso anno il Convegno nazionale, svolto a Salerno, aveva posto un importante focus sulla centralità della periferia – binomio apparentemente contraddittorio -, con un invito a pensarla come sinonimo di margine, inteso sotto vari punti di vista: reddito, occasioni professionali, opportunità di sviluppo, livello di istruzione, accesso ai servizi sanitari… ma anche come luogo di nuove opportunità e di riscatto e di crescita per l’intera comunità.
In un mondo sempre più interconnesso ma in cui aumentano povertà, disuguaglianze, emergenze e guerre, il tempo del Sinodo ci aiuta ad essere sempre più consapevoli che l’umanità è una sola e ci spinge a uscire verso tutte le periferie, a raggiungere e comprendere tutti, oltre ogni confine.
In questa prospettiva anche il limite puramente geografico può quindi diventare una via aperta ad altri spazi, ad altri luoghi, ad altre modalità di essere e di vivere.

(foto Sergio Marini)

Il “filo rosso” del 44° Convegno nazionale
È questo un tempo favorevole per osare come Chiesa, per rinnovare i cammini, percorrendoli, non da solitari, ma insieme, con audacia, creatività e speranza nonostante le difficoltà, pronti a “sconfinare” dai percorsi abituali, guidati dallo Spirito Santo, che non conosce confini e non si lascia limitare dalle appartenenze, agisce anche fuori dei confini visibili della Chiesa e ci chiede di essere Chiesa in cammino. Il confine non è una linea tra dentro e fuori; è come una porta: permette di uscire e di entrare, ma si può anche chiudere e bloccare. E mentre chiudi l’altro fuori, in realtà stai chiudendo anche te stesso dentro.
Il confine segna inoltre il collegamento tra centro e periferia: può essere luogo di incontro e di annuncio o luogo di distanza a confinamento; dipende da come utilizziamo la porta.
Molte sono le chiavi di lettura che la parola “confine” può dare, ma comunque si ravvisa la necessità di fornire prospettive, più che analisi sul passato. Il Convegno 2024 ci deve aiutare a fare un passo oltre.
È emerso, rispetto alle ulteriori sollecitazioni già condivise, anche il tema di come superare il confine tra Carità e Pastorale, tra Fede e Opere.
In sostanza dobbiamo, come ci ha invitato a fare papa Francesco lo scorso agosto alla GMG di Lisbona, “ripensare i confini come “zone di contatto” e non di separazioni ed egoismi che portano inevitabilmente a conflitti”.

Un “assaggio” del programma
Parole queste ultime riprese anche da don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, il quale ha rimarcato come “per Caritas Italiana il confine sia una zona di contatto, un’opportunità dove incontrare la diversità e far sì che essa diventi una risorsa”.
Don Pagniello ha quindi presentato alcuni focus del programma del Convegno nazionale di aprile (al momento in via di definizione): “avremo con noi alcuni “rappresentanti” dei confini, come il cardinale Mario Zenari, Nunzio Apostolico in Siria, realtà colpita non solo dal terremoto dello scorso anno ma anche da una guerra che continua da decenni; un luogo sempre a rischio di essere dimenticato. Ci sarà anche poi una forte presenza delle Caritas del Nord Est, quelle che più direttamente hanno conosciuto, nel corso del tempo, questo confine; non mancherà poi uno sguardo all’Europa, con la presenza di delegati delle Caritas europee – tra i quali anche la vicina Caritas Slovenia – che avranno modo di scambiare le proprie esperienze all’interno di una tavola rotonda il 9 aprile. Giornata questa in cui sarà poi possibile “vivere” l’esperienza di confine: nel pomeriggio infatti i circa 600 partecipanti si recheranno a Gorizia dove, alle 17, condivideranno un momento di preghiera lungo i luoghi che hanno rappresentato per lungo tempo la divisione e che oggi invece uniscono. Successivamente, alle 19 si terrà la Celebrazione eucaristica presso la chiesa del Sacro Cuore”.
Accanto a mons. Redaelli e a don Pagniello, anche Andrea Barachino, delegato Caritas Nord-Est, il quale, oltre a rimarcare l’importanza del Convegno come momento di incontro e conoscenza anche con il territorio ospitante, ha ancora una volta ringraziato, da parte degli organizzatori, il Comune di Grado, la Parrocchia, la comunità della cittadina e tutti gli albergatori, tutti partecipi, disponibili e accoglienti per la buona riuscita di questo importante momento nazionale.

condividi su